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Microcosmo Villa Adriana

Uno spazio di interazione artistica nell'Europa del XVIII e XIX secolo

DFG – progetto di ricerca (aprile 2017 – marzo 2020)

Dr. Cristina Ruggero

Villa Adriana presso Tivoli (30 km a nord est di Roma) è Il complesso architettonico più vasto conservato al di fuori del centro urbano. L’imperatore Adriano (76-138) lo fece realizzare tra il 117 e il 138 come residenza estiva, sede di governo e luogo di riposo, ma contemporaneamente deve aver rappresentato anche un dinamico microcosmo dell’impero romano. La villa segue un progetto uniforme che, per quanto riguarda la superficie edificata, comprendente circa 60 edifici, tanto da essere considerata il complesso architettonico più grande esistito tra il periodo di colonizzazione greca della penisola italica (VIII-VI sec. a.C.) e l’Ottocento. Con i suoi 120 ettari finora conosciuti la villa supera per estensione la Milano tardo antica – che nel IV secolo era la capitale dell’impero romano – e corrisponde a circa il doppio della grandezza di Pompei. Nel 1999 Villa Adriana è stata riconosciuta dall’UNESCO come sito del patrimonio mondiale e da secoli questo eccezionale complesso esercita un fascino straordinario su artisti e commercianti d’arte, committenti di architettura, scrittori, turisti, architetti e archeologi.

Il progetto di ricerca, differenziandosi dagli approcci di natura archeologica, indaga alcuni aspetti della molteplice ricezione, soprattutto artistica, di Villa Adriana nella (prima) età moderna in Europa. Lo studio è incentrato su due complessi tematici principali:

Dapprima si vuole approfondire il significato, fino a oggi ancora poco precisato, di Villa Adriana come ›microcosmo antico‹ o ›territorio globalizzante‹, come ›area dinamica di contatto‹ o ›spazio di interazione artistica‹. Con il mio progetto vorrei ampliare il concetto di transfer culturale, spesso ridotto a semplice assimilazione di opere d’arte e di idee architettoniche e dimostrare che in questo luogo, sede di una cultura ideale antica, si sviluppò uno spazio per proficue esperienze comuni e una influenza reciproca. Villa Adriana fungeva da base per una comunicazione a livello europeo e per aprire gli orizzonti di quanti si confrontarono con essa, contribuendo alla formazione di idee individuali e concetti nazionali. Le rovine della villa devono aver agito da zona dinamica ›di contatto‹ dando vita a un transfer transculturale e transnazionale di idee e forme che potrebbe aver contribuito a formare un sentimento identitario e a rafforzare la coscienza nazionale nei paesi di coloro che furono coinvolti in questa esperienza. Di conseguenza ho scelto di concentrarmi sull’Europa quale area di influenza e attività nel corso del XVIII e del XIX secolo, ed è notevole – secondo la tesi qui avanzata e da precisare – che i rappresentanti di vari paesi svilupparono una sorta di approccio ›nazionale‹ nei confronti di Villa Adriana.

Bronzene Statue eines Mischwesens aus Mensch und Pferd in einem Museum[Aristeas e Papias, Statua di Centauro giovane (detto anche Centauro Furietti) proveniente da Villa Adriana, 117-138, marmo 136 cm. Roma, Musei Capitolini (Foto Cristina Ruggero).]

Mehrere ägyptische Statuen von Menschen in einer Ausstellung.[Sculture egittizzanti proveniente da Villa Adriana, 117-138, Monaco, Staatliches Museum Ägyptischer Kunst (Foto Cristina Ruggero).]

Il secondo aspetto indaga, attraverso casi studio, la ricezione, la presentazione e la trasformazione dei significati delle componenti decorative mobili (sculture, mosaici e decorazioni architettoniche) provenienti dal complesso adrianeo come ›disiecta membra‹ nella loro rispettiva ›ricontestualizzazione‹ in collezioni private e musei. Con i suoi miti e il continuo sussistere delle civilizzazioni greca ed egizia in parti della sua architettura, nelle sculture e nei temi rappresentati Villa Adriana determinò nel corso dei secoli diverse reazioni. Essa contribuì inoltre a stimolare vivaci dibattiti intellettuali attraverso l’Europa riguardanti il potenziale culturale ›classico‹ e portò anche a un’elaborazione della storia della conoscenza, nella quale il sito antico venne preso in considerazione, ad esempio, nell’ambito di istruzioni didattiche in seno alle accademie, tanto che i vari ambiti di ricerca interessano diversi gruppi di destinatari, tra i quali vi sono artisti, architetti e disegnatori.

Eine farbige Zeichnung von einer verfallenen, überwucherten Ruine[Charles-Louis Clerisseau, Rovine dell’atrio principale delle Grandi Terne di Villa Adriana, 1750er, gouache, 435 x 604 mm. San Pietroburgo, Ermitage, Inv. OP 2592. L'origine: https://www.rome-roma.net/artmodule/charles%20louis%20clerisseau/clerisseau%20-%20thermes%20d%20hadrien%20-%20tivoli%202.jpg.]
Eine Zeichnung von zwei Ornamenten[Charles-Louis Clerisseau, Frammento di un fregio in marmo con un gruppo di ippocampi che cavalcano una ninfa, tra il 1749 e il 1755, penna e inchiostro, 102 x 237 mm. San Pietroburgo, Ermitage, Inv. OP 2274.]

Con le loro documentazioni (scritte e visive) sono state tramandate rappresentazioni e idee, ritrovamenti e impressioni, aspetti e nozioni di Villa Adriana che fanno nascere, tra le tante, anche le seguenti domande: Quali stimoli, associazioni ed effetti provenivano da Villa Adriana e come vennero implementati una volta a casa? Quali messaggi furono trasmessi ed elaborati nell’adattare in nuovi contesti gli elementi decorativi rimossi dal sito? Tenendo conto del concetto di nazioni culturali e identità nazionale, il progetto esamina lo sviluppo di questi fenomeni originati nel corso del Settecento.

Foto einer Ausgrabung antiker Ruinen[Tivoli (Roma), Villa Adriana, Larario, Campagna di scavo della Columbia University, New York city, U.S.A. (APAHA) Field Director: Daira Nocera; Co-Directors: Prof. Francesco de Angelis e Prof. Marco Maiuro (giugno 2017) (Foto Cristina Ruggero).]

I ritrovamenti archeologici e i rilievi architettonici assieme alle diverse rappresentazioni frutto delle iniziative attuate nel corso dei secoli documentano e spiegano lo sviluppo dell’archeologia dai suoi esordi, con le campagne di scavo per recuperare e riportare alla luce gli artefatti, fino alla moderna archeologia coadiuvata da una documentazione scientifica.